Letterato e filologo italiano. Personaggio
di spicco dell'ambiente letterario fiorentino, appena trentenne divenne console
dell'Accademia fiorentina. Membro all'Accademia della Crusca, della quale fu uno
degli esponenti più importanti e uno dei maggiori fautori
dell'orientamento tradizionalista e conservatore in materia di lingua e di
stile, prese anche parte alla redazione del
Vocabolario. Scrisse opere di
varia natura, dai
Dialoghi dell'amicizia alle due commedie
Il granchio
e
La spina, ma la sua notorietà si legò particolarmente
agli scritti di carattere teorico e critico sul problema della lingua, come
L'orazione in lode della fiorentina lingua e gli
Avvertimenti della
lingua sopra il Decamerone che seguirono una sua revisione
filologico-linguistica del testo del Boccaccio per incarico del granduca
Francesco I e col consenso di Sisto V. In queste sue due ultime opere in
particolare
S. espose con chiarezza le proprie concezioni linguistiche
tese ad affermare la superiorità naturale del fiorentino trecentesco su
ogni altro idioma, pur senza mostrarsi ostile all'uso in letteratura del
fiorentino popolare e moderno (Firenze 1540-1589).